La Caccia di Selezione come strumento di gestione della fauna selvatica e quindi del territorio. Da questo principio, che è un elemento fondamentale della dottrina propagata dal C.I.C. a cui si fa riferimento, deriva il ruolo essenziale del Cacciatore di Selezione nella protezione e nella diffusione delle varie specie di ungulati e non solo. Questo può avvenire attraverso l’esercizio di una prudente attività venatoria, rispettosa dei cicli biologici della fauna selvatica, che pertanto deve necessariamente basarsi sulla piena conoscenza dei meccanismi evolutivi della varie specie,
Da tutto ciò deriva anche un nuovo concetto di Etica Venatoria, tipico del Cacciatore di Selezione, la cui attività deve richiamarsi a regole e comportamenti ben definiti che contribuiscono ad elevare la sua figura ad un livello più elevato rispetto a quella del cacciatore come veniva finora tradizionalmente inteso.
Il Cacciatore di Selezione ha preso coscienza del fatto che la caccia intesa come “raccolta” di selvaggina abbondante in natura non appartiene più al mondo in cui viviamo: oggi ed in futuro la Caccia ha ed avrà una ragione solo se intesa come mezzo per il mantenimento della fauna selvatica.
Questo nuovo concetto di Caccia, inquadrato in un contesto di protezione della natura, vede nell’attività del Cacciatore di Selezione il mezzo primario per il raggiungimento di un migliore equilibrio ambiente-fauna selvatica.
A questa opera, stabilita sulla base di principi scientifici elaborati dagli studiosi che da sempre sostengono l’URCA aretina nella sua attività, egli consacra gran parte del suo tempo libero, le sue energie ed anche risorse finanziarie.
Questo impegno, necessario per realizzare una vera Gestione del territorio, si sviluppa durante un periodo esteso in varie stagioni dell’anno e permette al Cacciatore di Selezione una migliore e continua conoscenza dell’evoluzione delle popolazioni delle specie gestite. Tutto ciò gli permette di integrarsi con il territorio stesso, divenendo il controllore di un prezioso Habitat.
La stagione venatoria rappresenta la parte finale di questo suo impegno annuale ed in questa fase egli mette a frutto le sue doti di capacità ed abilità, perché i capi assegnati siano correttamente individuati ed abbattuti nel modo migliore.
Per questo scopo egli ha piena padronanza della sua arma e capacità di usarla al meglio nelle varie eventualità di tiro: egli sa che anche questa è una componente importante del suo bagaglio di Etica Venatoria.
E quale atto finale, alla preda abbattuta il Cacciatore di Selezione concede l’ultimo simbolico pasto, un’azione significativa per “celebrare” la sua Caccia e, soprattutto, per testimoniare il suo rapporto di rispetto per il nobile selvatico.
di Mario F.